Nove cose che non voglio dimenticare
Ora lo scrivo, lo scrivo adesso, arrivo a casa e mi ci metto…
E poi arrivo a casa e mi abbatto sul divano, con la concentrazione così bassa che anche scegliere cosa guardare su Netflix diventa difficilissimo, impossibile. Figurarsi mettere insieme delle frasi di senso compiuto e dalla grammatica accettabile.
Però oggi eccomi qua, con le cuffie e la musica e il computer sulle gambe. Sempre sul divano, ma con quella stanchezza bella dopo tre ore in giro a camminare.
Ci sono un po’ di cose che voglio fermare e voglio farlo con una lista come ai bei tempi di Splinder:
- all’inizio di quest’anno sono stata come immersa in una nebbia, con una forte nausea per tutto: abitudini, libri, dischi, film, serie tv, giornali. L’ho chiamata sindrome della memoria piena e l’ho usata come una fase stile magico potere del riordino: ho smesso di leggere-ascoltare-guardare-aggiornarmi secondo i soliti ritmi/canali e ho fatto spazio, aspettando che passasse. Mi era già successo di provare questa saturazione mentale per qualche settimana, magari in coincidenza con la fine di periodi intensissimi di lavoro o di semplice noia da sovraesposizione social, ma per qualche mese mai. Poi, come tutte le cose, è passata. Mi ha lasciato delle nuove abilità: saper guardare da lontano, prendermi del tempo, scegliere a cosa appassionarmi fuori dal flusso del dover sapere/fare tutto a tutti i costi;
- ricominciare a scrivere su un mezzo così vintage come un blog che non vuole vendere niente a nessuno forse è un po’ come la dieta: bisogna farla senza dirlo, altrimenti partono subito gli sguardi strani di chi si sente non si sa come tirato/a in mezzo dalle scelte altrui;
- incontrare le persone, ascoltarle raccontarsi: altro che palestra, è questo l’esercizio che voglio veramente fare. Senza cellulare sempre in mano e e timeline super elitarie tirate su a furia di smetti di seguire/silenzia. Uscire di casa, andare a fare una passeggiata o stare seduti su un muretto: parlare, dirsi i fatti, non aspettare di scoprire cosa succede alle vite degli altri solo dalle foto di Instagram;
- dei podcast amo soprattutto il tempo privatissimo che mi regalano e la possibilità di immaginare vite e storie solo a partire da una voce che spesso non parla nemmeno la mia lingua. In questo periodo mi fanno stare quasi meglio dei libri;
- c’è una newsletter che è partita da poco e si chiama Scemenze: dentro ci sono tante piccole cose personali, quelle che diventano speciali solo perché guardate in un certo modo. È un progetto suo e come tutte le sue idee è bellissimo;
- ogni settimana ho delle nostalgie diverse: in questi giorni mi mancano da morire dei tacchi blu H&M di dieci anni fa, tutti i Gaia Junior, la crostata di marmellata di mia nonna;
- per la prima volta sto guardando tutto Star Wars;
- voglio imparare a memoria il nuovo disco di Motta;
- con tutte le cose che amo faccio sempre lo stesso errore: smetto di farle. Forse prima o poi imparerò a smettere di smettere, chi lo sa.
Una canzone:
(Foto: Florian Pérennès via Unsplash)
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Mi piace un sacco questo post! Di quelli che raccontano storie e momenti, sarà anche passato il mondo dei blog ma sono le ispirazioni come queste che continuo a cercare. Io ho la fissa delle newsletter e quindi vado a vedere scemenze! Baci