Ottobre è stato un mese strano: a metà ho ricominciato a lavorare da casa e ho smesso di passare quasi due ore al giorno a leggere e ascoltare podcast sui mezzi pubblici, andando e tornando dall’ufficio. Soprattutto, ho dovuto metabolizzare questa seconda ondata di Covid: mi aspettavo un autunno diverso, certo non spensierato, ma meno ansiogeno. La lettura, per fortuna, mi ha portata altrove.
(Intanto a settembre era andata così)
Che cosa ho letto a ottobre 2020
- Design your life. Come fare della tua vita un progetto meraviglioso, Bill Burnett e Dave Evans, BUR Rizzoli – traduzione di Giovanni Gladis Ubbiali
Quel sottotitolo dal sapore di unicorni che corrono spensierati verso l’arcobaleno è il motivo per cui non mi decidevo a leggere questo libro che mi attirava da un po’. L’approccio degli autori è invece molto interessante: prova, sperimenta, fai. Carta e penna, liste, mappe: ah, che sollievo.
Mi ha aiutato a guardare la mia vita, soprattutto professionale, da un altro lato: il punto di vista del designer che non sta lì a rimuginare, ma smuove le cose, mi è sembrato vicino a quello che provo a fare qui quando nella bio qui sul blog scrivo che provo a far uscire le idee dai quaderni. Meno pensare e ripensare, più fare.
(Ho preso in prestito l’ebook in biblioteca, ma lo comprerò di carta: mi serve averlo a portata di mano.)
- The Wander Society, Keri Smith, Penguin – edizione italiana: Corraini
Leggere questo libro vuol dire entrare a far parte di una società segreta di pensatori e pensatrici erranti: che sia vera o immaginaria non importa, sarà molto difficile resisterle.
Keri Smith ci suggerisce di imparare a guardarci intorno senza distrazioni, immergendoci in quello che ci circonda e prendendoci tutto il tempo che ci serve per esplorare, annotare, ricordare. Camminare per riconquistare le città e per disseminare tesori con piccole rivoluzioni creative.
Esercizi, citazioni, aneddoti, consigli per approfondire: Keri Smith è l’amica geniale che chiunque dovrebbe tenere sul comodino. Nei miei sogni un giorno incontrerò lei e Austin Kleon, li ringrazierò per tutto quello che fanno per me e poi li abbraccerò forte.
- 19, Edoardo Albinati, Mondadori
Questo è un libro che avrei dovuto già leggere da molto tempo, perché ho preso spesso proprio quel tram 19 che attraversa Roma e perché in occasioni diverse me ne hanno parlato bene tante persone care. Come tutte le cose, doveva solo arrivare il momento giusto.
Quando ho finalmente deciso di comprarlo, ho chiesto al mio libraio Alessio di trovarmi la vecchia edizione Oscar Mondadori, quella piccolina con la copertina gialla e il doppio prezzo lire/euro: lui, che si occupa anche di usato, ha fatto la magia e me l’ha fatta arrivare (adesso si trova solo l’edizione che ho linkato: per carità, niente di grave, però io volevo che questa lettura fosse una specie di macchina del tempo).
Mi è piaciuto farmi trasportare da Albinati su e giù per Roma, tra incontri, ricordi d’infanzia, pensieri ad alta voce e invettive dissacranti. La romanità è qualcosa che respiro, ma che non fa parte di me: vivo qui da quasi vent’anni e mi sembra di non aver mai smesso di rincorrere questa città, mentre lei sfugge e continua a cambiare.
Ho fatto un sacco di orecchie alle pagine, ricopio qui un passo che dice tutto quello che penso anche io:
«Hai troppi strati: troppe botole. Ne apri una e sotto ce n’è un’altra, ancora più buia, poi in fondo se ne spalanca un’altra ancora, non si finisce mai, arriva sempre un tipo a dirti che c’è una storia ancora più antica, una lingua più misteriosa, e per sapere cos’è quel sasso laggiù devi studiarti due o tremila anni di storia perché quel sasso ha cambiato forma e padrone diciassette volte. Sei tutta riciclata, pezzata, persino le tue colline sono discariche, pile di rottami. Alla fine rischi di suscitare solo sentimenti vaghi, da turista con tre giorni a disposizione. Nemmeno i tuoi papi e sindaci ci hanno mai capito niente, nemmeno gli urbanisti che sovrappongono mappe trasparenti una sull’altra».
Effetti collaterali di questa lettura: mi è venuta voglia di rileggere Senza verso. Un’estate a Roma di Emanuele Trevi e non vedo l’ora di fare un’altra passeggiata con Liborio Conca.

- Quando un uomo cade dal cielo, Lesley Nneka Arimah, SEM – Società Editrice Milanese – traduzione di Tiziana Lo Porto
Una raccolta che ho centellinato per mesi: in genere con i racconti mi piace procedere con calma, ma qui mi sono presa ancora più tempo per gustarmi meglio una scrittrice che non conoscevo e che non vedo l’ora di leggere ancora (la bio sul libro mi informa che sta scrivendo il suo primo romanzo).
Cose che mi hanno colpita: sono tutte storie con protagoniste femminili che devono reagire a dei cambiamenti; c’è una scrittura che ti fa vedere quello che succede con movimenti netti e poi, a sorpresa, arriva a un finale che fa uno scarto e ribalta le situazioni; a volte la realtà è cruda, altre volte si mescola alla fantasia. Poi è ambientato in un luogo che conosco poco, l’Africa subshariana.
Quando l’ho finito ho parlato via chat con Donata del fatto che come lettrice vorrei spostarmi il più possibile dall’asse Europa/Usa e cercare storie ambientate in luoghi che frequento meno. Lei mi ha risposto così:
«È una questione di narrazione e punti di vista che vogliamo scoprire: un afroamericano è molto più simile a noi nel pensiero, ma anche nelle strutture che darà alla sua storia perché vive in Occidente, guarda Netflix come noi, ecc. Ma dato il suo corpo nero racconterà l’America in modo diverso da come la racconterebbe un bianco. Diverso il discorso dell’Africa, soprattutto l’Africa subsahariana, che va scoperta con la narrativa perché di quei paesi conosciamo spesso solo le sfighe che ci raccontano le ONG. E invece ci sono le discoteche più incredibili del mondo (Lagos), tracciano le mucche con i telefoni cellulari (Senegal, Kenya) e altre cose che non sappiamo, ma grazie ai romanzi possiamo conoscere e smettere solo di immaginare bambini che muoiono di fame per strada».
La lettura di ottobre di Strategie Prenestine
- Soul Guide, Golo Zhao, Bao Publishing – traduzione di Elisabetta Bellizio
Non so come mai, ma ogni volta che vado dalla parrucchiera mi accorgo di aver scelto un libro che mi fa piangere: forse sotto sotto provo una soddisfazione speciale a singhiozzare con la tinta in testa? Non lo so, devo indagare.
A ottobre con Strategie Prenestine abbiamo deciso di leggere un graphic novel: sono arrivate tante proposte, ma alla fine l’ha spuntata un autore cinese, Golo Zhao. Le sue sono storie diverse legate da un filo conduttore, il bisogno di fare pace con la propria vita. Anime che tornano indietro nel tempo o sulla terra per chiudere conti in sospeso che hanno a che fare con i sentimenti e gli affetti: si piange, soprattutto con i primi racconti. Io l’ho letto di filato, con gli occhi rossi, dimenticandomi del rumore del phon e delle chiacchiere complottiste sul Covid.
Durante l’incontro del gruppo di lettura ho descritto così la sensazione che ho provato quando l’ho finito: è stato come sentirmi avvolta in una coperta calda di pianto cinese.
Ora, che cosa voglia dire esattamente questa frase non lo so nemmeno io, ma è stata una commozione tenera, un po’ catartica, dolce. Non penso sia un libro indimenticabile, ma mi ha lasciato più leggera.
Letture di ottobre: mi racconti le tue?
So che è passato un po’ di tempo, ma: c’è un titolo che ti è rimasto in testa?
(Foto: Matias North – Unsplash)
1 Commento
Diario di una lettrice: i libri di novembre e dicembre | SignorinaLave
30 Dicembre 2020 at 15:28[…] (Nelle puntate precedenti: i libri di settembre e ottobre) […]