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Comunicazione / Su di me

La vita di prima. Perché ho smesso di fare la social media manager

un computer portatile con lo schermo spento, appoggiato su un mobile di legno accanto a delle casette decorative e una piantina grassa

«L’importante è camminare e allontanarsi dalle cose che fanno piangere».
Caro Michele, Natalia Ginzburg

Sul pavimento dell’ingresso di casa mia ci sono due borse di tela piene di cose: stanno lì da giugno, quando sono tornata in casa editrice per svuotare il mio ufficio. Ogni tanto le guardo, mi dico Le sistemo domani, ma poi non lo faccio.

A fine maggio ho deciso di lasciare un lavoro che per nove anni è stato la mia vita, senza orari e giorni di vero riposo, nemmeno quando ero in ferie o malata: essere responsabile della comunicazione web di minimum fax per me voleva dire che c’era sempre una notifica da controllare, un commento a cui rispondere, una newsletter da preparare. Quando ero in giro facevo sempre attenzione a stare dove il telefono avesse campo, anche a Natale e a Ferragosto.

Alle presentazioni in libreria ero sempre in prima fila, non mancavo alle cene con autrici e autori e alle fiere montavo e smontavo gli stand insieme alle mie colleghe, poi ci occupavamo del resto: era normale mettere tutto da parte, anche il sonno.

Erano giornate piene di adrenalina e mi sentivo orgogliosa di far parte di qualcosa di grande e importante: il lavoro culturale sembrava una fortuna, un privilegio che poi, mentre non te ne accorgi, ti acceca.

Andavo avanti anche perché pensavo che le cose fossero così e basta: per molto tempo la passione per il mio lavoro mi ha fatta sorvolare su tanti aspetti che avrei potuto provare a cambiare. Mi ripetevo: Qui ci sono i libri che mi piacciono, le persone che mi piacciono, qui sto bene nonostante tutto. Poi qualcosa dentro di me ha iniziato a rompersi.

Mi ci è voluta la pausa maternità per guardarmi con attenzione dall’esterno, farmi domande e iniziare a desiderare di poter gestire in un altro modo la solita routine da frullatore impazzito: dopo un anno a casa, a luglio 2019 sono tornata in ufficio e non ero più la stessa persona di prima. Volevo cose diverse, solo che non lo sapevo ancora.

Piano piano ho iniziato a capire che non mi bastava più escogitare piani B per sopperire con creatività alla mancanza di strumenti necessari per stare al passo con il resto del mondo social e cercare di raccontare comunque un marchio in modo fresco, interessante, umano; dopo un anno di pandemia, poi, ho sentito esaurirsi le idee e ho visto il mio lavoro diventare qualcosa di meccanico, un automatismo fatto di senza e nonostante, con scarsissime possibilità di evolversi e crescere.

Ci ho messo molto tempo a rendermi conto della crepa che si era aperta tra me e quello che facevo: quando a marzo 2021 ho letto una serie di tweet di Jane Lee, ex social media manager di un editore, per la prima volta mi sono sentita vista, con quel disagio che improvvisamente non era più solo mio, ma di una categoria costretta a lavorare spesso da sola, con poche risorse, senza orari, su sempre più piattaforme. Allora non sono io, è il lavoro che faccio.

Però, ogni volta che il pensiero di fare altro mi si affacciava in testa, mi dicevo Hai un contratto a tempo indeterminato, magari prima pensa a un’altra gravidanza… Che credi di poter mai fare di diverso? E soprattutto mi dispiaceva lasciare colleghe diventate amiche carissime, non riuscivo a immaginarmi altrove.

Poi il mio corpo ha deciso per me. Ho iniziato a vivere con insofferenza le solite incombenze e lavorare nel weekend mi sembrava insostenibile, ogni volta mi sentivo ribollire di rabbia, con lo stomaco stretto. Durante le riunioni su Zoom mi mancava l’aria, poi un giorno hanno preso a scendermi le lacrime mentre si parlava di futuro e progetti 2022. A quel punto ho detto basta, spinta anche dalle persone care più vicine che mi ripetevano Non ti posso più vedere così.

Ho dato le dimissioni il 24 maggio, un lunedì: è stato stranissimo, ma anche liberatorio. Ho finito di lavorare il 6 luglio, il giorno prima del mio compleanno: mi serviva un nuovo inizio simbolico, una rinascita.

In mezzo ci sono state telefonate, mail, chiacchierate per salutare le persone della casa editrice, le autrici e gli autori: sono state settimane di RVM mentali fatti di tanti ricordi meravigliosi, commozione, risate, imprese pazze e valigie sempre troppo pesanti. È rimasto solo il bello e mi è sembrato giusto così, per chiudere un cerchio e salutare la me quasi trentenne che entrava per la prima volta nelle stanze di Ponte Milvio e si trovava all’improvviso a conoscere dal vivo chi aveva scritto i suoi libri preferiti.

L’onda lunga di questi nove anni mi ha travolta dopo, durante l’estate. Ci è voluto un po’ per prendere una nuova direzione e immaginarmi in un ruolo diverso, senza più occuparmi dell’operatività quotidiana dei social.

Adesso c’è la nuova vita da freelance, ci sono i quaderni e le call e i primi preventivi. Io ogni tanto mi guardo indietro e mi dico che, sia come sia, non voglio più stare male come prima. È l’unica promessa che mi faccio, il resto è tutto da inventare.

(Foto: Kari SheaUnsplash)

11 Commenti

  • Margherita
    29 Settembre 2021 at 07:44

    Ciao!
    Ho scoperto questo post per caso (grazie ad una condivisione su LinkedIn) e volevo ringraziarti perché facendo il tuo stesso lavoro, anche se in un contesto diverso, mi sono sentita rappresentata da ogni singola parola…
    In questo momento mi trovo nella medesima situazione di blocco mentale e di indolenza verso tutta una serie di attività che mi sembrano ogni giorno sempre più monotone.
    Non so se avrò il coraggio di tornare nel mondo dei freelance, auguro però a te tutto il meglio.
    :)

    Reply
    • valentina aversano
      6 Ottobre 2021 at 09:03

      Grazie Margherita, spero che le cose possano migliorare al più presto! E grazie davvero per l’incoraggiamento. :)

      Reply
  • Annalisa
    29 Settembre 2021 at 10:03

    Ciao! Scoperto per caso su google… E niente. Parli di me! 😅 Ho sentito addosso ogni tua parola…

    Reply
    • valentina aversano
      6 Ottobre 2021 at 09:04

      Ma grazie Annalisa, questo post mi ha fatto scoprire tante storie simili alla mia. :)

      Reply
  • kOoLiNuS
    29 Settembre 2021 at 13:38

    Non posso che farti un GRANDE in bocca alla lupa!

    Reply
  • Mattia
    1 Ottobre 2021 at 15:13

    In boca al lupo!
    Da oggi inizio a seguirti!
    M

    Reply
  • Piero Micheletti
    7 Ottobre 2021 at 07:40

    Buongiorno Valentina,
    ho letto con piacere.
    Abbiamo una storia simile e capisco benissimo il tuo sentire.
    Festeggiamo anche il compleanno lo stesso giorno :-)
    Complimenti e in bocca al lupo!

    Reply
  • […] per fortuna non faccio la content creator o la social media manager né avevo prodotti o dirette da lanciare in questo periodo, altrimenti sarebbe stato tutto più […]

    Reply

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