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Cinque libri

Cinque libri: Maria Claudia Ferrari Bellisario

una finestra aperta che affaccia sul mare

Maria Claudia Ferrari Bellisario l’ho conosciuta nell’estate caldissima del 2012: lei arrivava a minimum fax per uno stage nell’ufficio stampa, io ero in casa editrice da qualche mese. Ci siamo ritrovate a vivere insieme un sacco di prime volte, tra tour con autrici e autori e presentazioni e fiere in posti improbabili in cui ci prestavamo a fare di tutto, babysitting incluso: io sudavo sempre tantissimo, lei era sempre fresca e un po’ francese. Siamo diventate amiche tra uno scatolone e una birra e lo siamo rimaste anche quando è partita per Stromboli per fare la libraia e quando ha iniziato a lavorare per altri editori.

Tra le cose più belle che ha inventato per l’editoria c’è il podcast Trilobiti; oggi è la responsabile commerciale di Uppa, insegna yoga, medita e io sono sempre fiera di lei.

È una di quelle persone che con poche parole sanno spalancarti l’infinito, così come i cinque libri che ha scelto: buona lettura!

Cinque libri per sentire una frescura al centro del petto

di Maria Claudia Ferrari Bellisario

Un giorno, non ricordo più dove, lessi di sfuggita un titolo stupendo. Ordinai il libro senza sapere l’argomento trattato: quel titolo che mi risuonava dentro bastava l’acquisto. Evocava una sensazione bellissima che mi sembrava di conoscere ma che non avrei mai saputo esprimere in modo tanto poetico: “Una frescura al centro del petto”. Poi, già dalla prima pagina capii il richiamo: quel titolo magico era un verso di Jalâl âlDin Rûmî, tradotto da Chandra Livia Candiani, e Rumi è tra i miei poeti e maestri di riferimento.

Prendo spunto da qui, cinque libri per sentire una “frescura al centro del petto”, per sentire cioè quell’apertura verso qualcosa di più grande, ineffabile eppure reale nella nostra percezione. Cogliersi in rapporto con l’Essere, che sia la Natura, l’Universo, Dio, l’Amore, una forza vitale o in qualunque altro modo vogliamo chiamarla. Questa frescura, a volte lieve, a volte impetuosa, a volte silenziosa, che la letteratura e ogni forma d’arte hanno cercato di tradurre in modi diversi lungo i secoli, è l’unica cosa, ne sono certa, che non potrà mai togliermi nessuno.

Una frescura al centro del petto di Silvia Vecchini

Un appello lieve, costante, affettuoso all’ascolto del mistero della vita, un invito a bere a una fonte antichissima

Il libro di Silvia Vecchini reca nel sottotitolo “L’albo illustrato nella crescita e nella vita interiore dei bambini”, è dedicato infatti a genitori, educatori (ma anche a zii e zie!), per aiutarli a rispondere senza timore alle domande sull’Essere che i bambini, anche molto piccoli, fanno.

L’albo illustrato, in particolare la ricca selezione del catalogo Topipittori che viene proposta, risulta lo strumento ideale per favorire la loro crescita interiore, un certo tipo di intelligenza e sensibilità. La dimensione interiore nei bambini, scrive l’autrice, è qualcosa che, “prima ancora di essere strutturata o sollecitata dall’esterno fa semplicemente parte della loro natura”. È nella loro natura porsi domande di fronte alle piccole e grandi scoperte  quotidiane e allo stesso tempo rimanere in ascolto: all’adulto il compito delicato di provare a dare una risposta, di lasciare almeno aperta una porta, affinché sviluppino attenzione e fiducia di fronte al mistero della vita.

Le immagini, le parole e le storie condivise mostrano la forza dei libri illustrati. Una lettura di grande interesse che consiglio anche a chi non entra spesso in relazione con i bambini: la dimensione che qui si approfondisce, con cura e competenza, è semplicemente e profondamente umana, e se da adulti è a volte un po’ sopita, vale la pena risvegliarla.

Zorba il greco di Nikos Kazantzakis

Non perdere tempo, il mondo è semplice, non complicarlo!

Un romanzo che brilla d’intensità dall’inizio alla fine, immerso nel mare e nella terra cretese, che dona speranza e buon umore a chiunque lo legga. Zorba ci insegna a vivere con ardore, a sentirci fieri e coraggiosi, e quando la stanchezza preme o i risultati sembrano non arrivare, a farsi una gran bella risata, a versarsi un bicchiere di vino o a lanciarsi in un ballo liberatorio sulla spiaggia. Zorba, cuore e corpo in sintonia con l’Universo, si comporta sempre come se fosse immortale, non per megalomania o impudenza, ma per “il desiderio invincibile della sua anima di elevarsi”. Non servono i libri per questo, come pensa il suo amico, bensì riconoscere che “la questione della vita” è più nell’atteggiamento che nei contenuti.

La felicità è una cosa semplice e frugale: un pezzo di pane, un’arancia succosa, sentire il rumore del mare, avere la certezza che il miracolo è già dentro di noi. Kazantzakis, in Zorba il greco come in ogni altra sua opera (è uscita quest’anno l’immensa e magnifica prosecuzione dell’Odissea), incanta costantemente il lettore con le sue parole e le sue similitudini  indimenticabili.

L’amico del deserto di Pablo D’Ors

Poiché hanno molto da dire i sahrawi si raccolgono in silenzio

Un libraio amico scelse questo libro per me durante il primo lockdown: mi feci spedire a casa dei libri e al posto di un titolo mancante gli dissi di aggiungerne uno a suo piacimento. Conquistata sin dall’inizio dallo stile dell’autore e dalla singolarità del protagonista, buffo ma intraprendente, lo lessi a gran velocità, complice l’avventura e il mistero che avvolge gli “Amici del deserto”, l’associazione a cui Pavel vuole iscriversi. Mentre le pagine scorrevano e avanzavo anche io sulle dune, la mia lettura ha rallentato e ho iniziato a ponderare ogni frase, a percepire quell’infinita distesa di sabbia come metafora della vita e del modo in cui noi possiamo affrontarla.

Che sincronia incredibile aver avuto tra le mani, in quel momento storico, una lettura dove il silenzio, il vuoto, il perdersi e il cambiamento hanno un ruolo così determinante. Pavel capisce che il mondo, tremendo e affascinante, offre infinite possibilità a chi le sa cogliere, e che la cosa fondamentale però è vivere, non necessariamente conquistare questa o quella cosa, e che “suprema – se pure è il caso di parlare di supremazia – è la vita stessa”. 

Il grande racconto delle stelle di Piero Boitani

Forse i poeti scoprono degli astri cose che gli scienziati non riescono a vedere

Proprio nel deserto ebbi l’occasione di ammirare una delle notti stellate più incredibili che abbia mai visto. Ho avuto la prova del perché guardare il cielo stellato è considerato uno degli spettacoli più belli e commoventi da contemplare: “la notte reca un pezzo di eternità nel petto” scrive Rilke, e sfido chiunque a non aver provato almeno una leggera brezza interiore, magari un piccolo brivido di sgomento, mentre guardava una notte stellata. 

Boitani accompagna il lettore in una sorta di lenta danza astrale: confesso, non ho ancora finito di leggere tutte le 600 pagine del libro perché per la ricchezza del contenuto e le corde che tocca (almeno a me), è necessario andar piano, gustando ogni pagina. 

Letteratura, musica, arte, filosofia, religione e scienza in un intreccio lungo i secoli di miti, immagini, suoni e poesia, nella continua ricerca della bellezza e del sublime, dell’ignoto e dell’Altro, sempre avendo le stelle come guida, come interrogativo o come speranza. Avete mai fatto caso che quando diciamo “lo spero/ speriamo”, alziamo spesso lo sguardo al cielo? Credo di non aver mai letto così piano e per così lungo tempo un libro, e non certo per mancanza di piacere o interesse, semmai per quel “sovrappiù” di mondo che questo libro racconta. Fonte quasi inesauribile di altri testi, finisco poi per cercare e perdermi in quelli che ancora non conosco. Qualcuno dice che la felicità è avere ancora molti libri da leggere: qui avete riferimenti per i prossimi vent’anni almeno.

Poesie di Rainer Maria Rilke

Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e così ogni altra mano che tu vedi.
Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno
Con dolcezza infinita le tiene nella mano.

Sento di essere inadeguata per parlare di Rilke, ma in questa sede si vuol solo suggerire, dare uno spunto per sentire una “frescura al centro del petto”. Dirò allora che qui il petto ti si solleva proprio, ti si espande, per l’immensità e la bellezza dei versi, per la ricerca filosofica e lo slancio spirituale, ma anche per la delicatezza di certe atmosfere, per certi paesaggi e immagini evocative che avvolgono il lettore in un manto a volte scuro, a volte morbido e soave.

Quello che oggi più mi colpisce leggendo e rileggendo Rilke, in particolare le poesie della maturità (ma se potete leggete tutto, prosa compresa), è il suo essere così partecipe della sofferenza umana e allo stesso tempo così propenso a cercare la gioia anche lì dove non sembra esserci, perché la bellezza si può celare ovunque, e la poesia, l’arte, la svelano più di ogni altro fenomeno. Oltre l’oscurità e il dolore Rilke tenta di portare alla luce l’armonia nascosta fra tutte le cose, la rete continua di corrispondenze esistenti in natura: è tra queste trame che si manifesta il divino. 

(Foto: Martino PietropoliUnsplash)

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