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Letture

Diario di una lettrice – marzo 2023

Una cassettiera di legno su cui sono appoggiate piante e libri. Accanto c'è un'altra pianta e sulla parete due quadri sempre a tema botanico

La prima volta che ho provato a tenere un diario pubblico delle mie letture è stata a gennaio 2014. Mi sono arenata subito. Poi negli anni ho provato a fermare sul blog i libri amati e le impressioni volanti, però c’era sempre un certo disagio nello scrivere qui, un non riuscire a godermi fino in fondo una passione perché io all’epoca con i libri ci lavoravo pure.

Ci ho riprovato nel 2020, è andata un po’ meglio: sono riuscita a far uscire tre post, poi basta. Ho iniziato a usare le Storie di Instagram per tenere traccia dei libri letti e per condividere quelli SBAM, qui sono riuscita a mantenere solo la tradizione del listone dei titoli preferiti dell’anno. Adesso sento che le cose stanno cambiando ancora.

Ho bisogno di raccontare quello che leggo perché riassumerlo in poche frasi è un esercizio di pensiero e di scrittura, un allenamento che mi serve per mettere a fuoco quello che mi colpisce e per riuscire a restituirlo con più chiarezza alle persone, sia durante il gruppo di lettura che quando parlo di libri in pubblico, in una presentazione o in un incontro divulgativo. E voglio ricordare meglio, potermi rileggere a distanza di tempo e rivedermi in quello che ho amato o detestato.

E poi, ultimo motivo: Instagram mi fa capire ogni giorno che casa mia è altrove, sul blog e nella newsletter, non sui social.

Momento trasparenza: ogni tanto ricevo delle copie omaggio, ma accetto solo titoli che so già vicini ai mei gusti, ormai ho un radar ben allenato. I link non sono affiliati, rimandano alle schede sui siti degli editori.

Adesso ho detto proprio tutto: eccomi qua, si va.

Libri che ho presentato

  • Dall’orto al mondo. Piccolo manuale di resistenza ecologica di Barbara Bernardini, nottetempo
    Questo libro è molte cose insieme: un diario sull’imparare, una riflessione sul cambiamento climatico e sulle urgenze dei nostri giorni e una raccolta di storie e curiosità che diventano semi da piantarsi in testa. Si parla di orti, tempo, lavoro, corpi e libertà con una lingua che si è fatta spazio qui e che sa far vivere odori, sapori, tatto e sensazioni. Poi c’è ancora un altro strato: secondo me è anche una guida su come prendersi cura di un progetto creativo e per questo motivo da quando l’ho letto ha un posto fisso sulla mia scrivania (e nelle slide della masterclass). Ne ho parlato con l’autrice in diretta Instagram, eccoci qua.
  • Il senso della fine. Inesorabile storia d’amore di Marianna Crasto, effequ
    È il 29 febbraio e scopri in tv che il mondo sta per finire. Tu però ti sei appena innamorata: e adesso? Marianna Crasto esordisce con un romanzo, già finalista al Premio Calvino 2022, che procede tenero e spietato verso un’apocalisse raccontata benissimo. Una scrittura precisa e magnetica ti porta a fare il conto alla rovescia sullo sfondo di un centro commerciale della periferia di una Napoli molto più vera di qualsiasi altro affresco da cartolina. Uno stile maturo, una storia che aspettavo da tempo che arrivasse in libreria. Ho intervistato l’autrice da Sparwasser il 2 marzo.

Letti con Strategie Prenestine

  • La ricreazione è finita di Dario Ferrari, Sellerio
    Marcello è uno di quei maschi che si fanno trasportare dalla vita. Il destino però architetta un piano a sua insaputa e gli fa scoprire quello che c’è dietro la carriera accademica e cosa succede quando prendi molto a cuore l’oggetto della tua ricerca. Il mondo dell’università, il terrorismo e la vita di provincia in un romanzo che mi ha fatto alternare risate e sospironi e ha sbloccato il piacere della lettura un inverno faticoso. Applausi alla lingua colta ma mai pedante e al ritmo che cambia a seconda del punto della storia in cui ci stiamo muovendo. Poi c’è chi ha googlato Tito Sella e chi mente. Lo presentiamo domenica 16 aprile al Festivalino Prenestino.
La pila delle letture di marzo: Dario Ferrari, Donata Columbro, Marianna Crasto, Emanuela Cocco, Tove Jansson, Giulia Scomazzon, Barbara Bernardini, Vincenzo Marino, Giulia Caminito, Espérance Hakuzwimana, Jennette McCurdy
La pila delle letture di marzo 2023

Saggi

  • Dentro l’algoritmo. Le formule che regolano il nostro tempo di Donata Columbro, effequ
    Di quale materia sono fatte le piattaforme che abitiamo tutti i giorni, su quali impalcature sono costruite? E qual è il vero prezzo che paghiamo per tutti quegli strumenti che ci facilitano la vita, ma sanno così tanto di noi? Donata Columbro è una giornalista che sa andare al centro delle cose, portandoci con lei: fa divulgazione in modo appassionante e raro, perché quando la leggi poi la testa ti si accende di domande, di curiosità, di voglia di capire, di studiare ancora. Lettura godibilissima e indispensabile per smetterla di vivere i social in modo passivo e aprire gli occhi su quanto sia importante un approccio consapevole, critico e politico (e femminista intersezionale, sì, esatto, proprio così).
  • Sei vecchio. I mondi digitali della Generazione Z di Vincenzo Marino, nottetempo
    Questo saggio nasce dalla bella newsletter zio che esplora i trend del nostro tempo attraverso la lente di Twich, TikTok e dei consumi culturali della gente giovane. Vincenzo Marino sa raccontare molto bene le vite di chi diventa celebre da un giorno all’altro e di come questa fama digitale sia spesso ancora più rapida e crudele di quella che abbiamo imparato a conoscere su altri media. Un po’ Black Mirror, un po’ reportage che prova a mettere insieme con intelligenza più punti di vista su un mondo che va velocissimo, mi ha fatta pensare che sì, sono vecchia e mi piace moltissimo.

Memoir

  • Amatissime di Giulia Caminito, Giulio Perrone Editore
    Una scrittrice racconta sé stessa attraverso la vita e i libri di cinque autrici amatissime, le sue cinque maestre: Elsa Morante, Paola Masino, Natalia Ginzburg, Laudomia Bonanni e Livia De Stefani. Sono pagine che svelano pensieri, tracciano mappe, restituiscono luce a opere che spesso non conoscevo e che adesso non vedo l’ora di leggere. Caminito ragiona sul mestiere della scrittura, sul suo percorso e su come la letteratura accompagni e dia forma alla vita e ai desideri. In alcuni punti, poi, ti spezza in due. È questo che amo nei libri, quando spalancano mondi e accendono luci.
  • Sono contenta che mia mamma è morta di Jennette McCurdy, tradotto da Matteo Curtoni e Mara Parolini per Mondadori
    Una storia personale di emancipazione da una madre abusante che ti costringe a diventare attrice bambina e a fare mille altre cose che ti fanno perdere l’infanzia e l’adolescenza (attenzione perché si parla di malattia, dipendenze, disturbi alimentari, salute mentale). Un bellissimo memoir che si muove tra ironia e cuore accartocciato e che mi ha risucchiata come non mi succedeva da un po’.
  • La memoria ferisce come un coltello arrugginito di Giulia Scomazzon, nottetempo
    Giulia perde la madre a otto anni, nel 1995: Roberta muore di AIDS, ma la sua malattia si tace, si nasconde, si fa scivolare via. Passano gli anni, Giulia cresce e la scrittura diventa il modo per ricostruire pezzi di passato, farsi domande, riempire i vuoti. Lo fa prima con un blog e poi con questo libro: scrivere è dare un nome ai traumi, guardarli in faccia, arrabbiarsi, cercare testimonianze, sentirsi meno sola. C’è la terapia e il racconto, il cercarsi in altre storie e in altre voci e il bisogno di mettere fine al silenzio sugli orfani dell’AIDS. Leggerla mi ha squassata, mi ha fatto pensare alla me figlia e a quella madre e ai buchi neri che a volte sanno essere le nostre vite.

Romanzi

  • Tu che eri ogni ragazza di Emanuela Cocco, Wojtek Edizioni
    Quante voci ci sono in questa storia? Tante. Sono tanti fili che tirano e feriscono, ti incollano addosso scene e immagini come quei segni rossi che lasciano sul polso gli elastici troppo stretti. Siamo in una Roma rumorosa, caotica e sporca che non ha pietà per nessuna delle vite che incontriamo in queste pagine. E poi c’è il racconto nel racconto, una sfida alla ricerca della pietà, un reality show di parole che va in onda online. Emanuela Cocco è bravissima a non lasciarti scampo e a costringerti a tenere gli occhi aperti quando vorresti chiuderli. Spero scriva al più presto altro, devo leggerla ancora.
  • Tutta intera di Espérance Hakuzwimana, Einaudi
    Sara viene dalla Città e fino a quel momento non ha mai messo in discussione più di tanto la sua vita. Forse le aspirazioni, quelle sì, ma non tutto il resto. Non la famiglia che l’ha adottata, le persone intorno, le voci della gente. Adesso che si ritrova a dover aiutare una classe con lo studio è come se si guardasse intorno per la prima volta: scopre facce che hanno il suo stesso colore di pelle, ma dalle esperienze che non potrebbero essere più distanti. Sono vite che la sfidano, le chiedono di guardare ancora meglio, più da vicino. È arrivato il momento di parlare, scegliere, reagire. Una storia di risvegli che grazie alla bravura di Espérance Hakuzwimana fa succedere qualcosa anche in te che la leggi. Mi è piaciuto tanto, gli ho voluto proprio bene.
  • Campo di pietra di Tove Jansson, tradotto da Carmen Giorgetti Cima per Iperborea
    Ci sono: un giornalista che è appena andato in pensione, una biografia su un magnate dei media da concludere, due figlie che fanno un esperimento per recuperare un rapporto e le pietre, il mare e i boschi delle isole Åland. Un romanzo sulle parole che diventano ossessione, fuga, rifugio, ricordo, tutto: la scrittura è un demone che tocca e corrompe, ma a volte, quando meno te l’aspetti, sa anche salvare. Adesso devo leggere tutto quello che ha scritto Tove Jansson.

(Foto di copertina: Prudence Earl su Unsplash)

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