Menu
Creatività

Se c’è una cosa che ammazza i progetti è la solitudine

un rastrello appoggiato su un lato di una casa di campagna circondata dal verde

Se c’è una cosa che ammazza i progetti è la solitudine. Non si va lontano senza una spalla, una squadra o almeno un orecchio pronto ad ascoltarti quando serve.

Sì, perché avere un progetto è un tunnel e, per quanto alcune idee nascano proprio per essere portate avanti in solitaria, a un certo punto diventa necessario uscire dal recinto della propria testa e confrontarsi, ricaricare le energie e ritrovare entusiasmo.

Quante idee ho abbandonato perché avrei voluto una spinta? Troppe. Quante volte avrei voluto sentirmi vista e basta, senza temere di essere etichettata come stramba perché ho sempre avuto desideri diversi da quelli delle persone della mia cerchia? Ho perso il conto.

Poi succede che divento la persona che avrei voluto avere accanto nei miei progetti. Non me ne accorgo subito, lo capisco piano piano, mentre questo lavoro nuovo mi si sfoglia tra le mani, strato dopo strato, rivelando un cuore nascosto duro e morbido insieme, un centro fatto di organizzazione, strategia, disciplina, idee a cascata, empatia e adrenalina. È lì che capisco cosa faccio e perché, io che pensavo di aprire la partita iva per restare in quella che credevo fosse l’unica acqua mia, l’editoria.

Dopo molto, moltissimo tempo, mi sento finalmente addosso un vestito giusto per me, uno che non tira, non punge né costringe; uno in cui mi sento sicura, comoda, me.

Allora faccio un altro passo.

Un pomeriggio di marzo, mentre siamo in classe su Zoom a parlare di newsletter, nasce un’idea, così all’improvviso: uno spazio via mail per parlare di creatività, condividere spunti, sperimentare. Ha subito un nome, Rastrelli, perché in quel momento parlo proprio di quello (non chiedetemi perché). Ha anche un sottotitolo, grattare sotto la superficie delle idee, che in realtà è un modo per spiegare l’immagine che ho in testa, quella di fare insieme, mettere in pausa per un po’ la guida in solitaria, respirare altri progetti e renderci più piacevole la strada.

Capisco che in quel gruppo c’è già una rete fatta di fili che non voglio allentare: vengono fuori confidenze, problemi, domande e io, mentre ascolto, penso che tutte le persone che ho incontrato fino a qui dovrebbero proprio conoscersi meglio e magari anche collaborare.

Decido che sarà un club segreto: sono fan di questo libro di Keri Smith e desidero uno spazio lento, raccolto, in cui aprirsi sapendo che altre persone sono come te, pur nei percorsi differenti. Può entrare solo chi lavora con me o frequenta le mie masterclass: oltre la porta troverà un appuntamento mensile con strumenti, consigli, esercizi e storie per vivere la creatività in compagnia.

Dalla scintilla alla partenza vera e propria però passano tre mesi, perché anche questa idea ha bisogno di marinare, di crescermi dentro prendendosi il proprio tempo.

La prima mail di Rastrelli l’ho spedita ieri, ho spinto invio con lo stomaco stretto: ogni idea che esce da un quaderno per andarsene fuori nel mondo è sempre una scommessa, un friccicore, un io speriamo che me la cavo. Il bello è anche un po’ questo.

I progetti a cui tengo di più sono quelli di gruppo, vedi SettePerUno o Strategie Prenestine. È dallo scambio con altre persone che guadagno coraggio: spero che succeda anche a voi che passate di là.

(Foto di From Marwool su Unsplash)

0 Commenti

    Lascia un commento

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.